Dopo aver visto negli articoli precedenti i quesiti più frequenti dal punto di vista generale e operativo sul Sistema Clinika, concludiamo il set delle FAQ con una serie di domande e risposte sui temi più tecnici, riguardanti sia il sistema nel suo insieme che il modulo inerente la valutazione dell’appropriatezza prescrittiva.
Cosa si intende per protocolli prescrittivi? Quale è la loro finalità?
Per protocolli prescrittivi (RAO/Schede di prioritarizzazione) si intendono quei documenti che, sintetizzando le migliori evidenze disponibili, descrivono gli scenari clinici utili sia supportare le decisioni diagnostiche dei professionisti, sia per coinvolgere in modo informato e consapevole i pazienti.
L’utilizzo di questi strumenti, e il monitoraggio nel tempo della loro adeguatezza, può favorire un appropriato ed efficiente utilizzo delle risorse diagnostiche disponibili, limitando il numero di esami diagnostici non indispensabili o non appropriati, e di conseguenza garantire una tempistica di esecuzione adeguata alle esigenze cliniche.
Altro obiettivo dei protocolli prescrittivi è quello di stimolare comportamenti omogenei tra medici (aspetto che contribuisce indirettamente a garantire una maggiore equità di prestazioni ai pazienti) nonché il confronto e la collaborazione tra chi richiede e chi esegue le indagini diagnostiche,.Il tutto consentendo, nel contempo, la possibilità per le organizzazioni sanitarie di raccogliere in modo sistematico le informazioni per il monitoraggio dei comportamenti prescrittivi e pianificare gli eventuali interventi migliorativi.
Per quanto riguarda Clinika, quale è la metodologia per la messa a punto e il collaudo dei protocolli prescrittivi?
La metodologia adottata per il rilascio dei protocolli Clinika in produzione prevede che, dopo la stesura preliminare delle regole base effettuata dagli ingegneri della conoscenza di IG (sulla base degli scenari clinici specificati nei protocolli prescrittivi), un campione di casi – formato da un congruo numero di impegnative reali – venga prima estratto dalle banche dati e in seguito somministrato ad uno o più esperti di dominio. La finalità è quella di ottenere un “test set” qualificato, ovvero caratterizzato da un esito di appropriatezza stabilito dallo specialista esecutore della prestazione sulla base di Quesito diagnostico e Urgenza/Priorità indicati dal medico prescrittore.
Per effettuare la qualificazione del test set lo specialista deve inoltre specificare, per ogni caso del campione di impegnative, se è da considerare appropriato oppure no. Nelle situazioni di richiesta appropriata deve inoltre specificare a quale scenario clinico del protocollo/linea guida deve essere ricondotto il caso in questione.Successivamente il test set qualificato viene sottoposto a un ciclo di elaborazioni svolte utilizzando le regole “base” implementate in Clinika al fine di confrontare l’esito della valutazione automatica dell’appropriatezza con l’esito atteso a priori.
Agendo con la progressiva messa a punto delle regole e con l’eventuale espansione della base di conoscenza, le elaborazioni sono reiterate fino al raggiungimento di una concordanza di valutazione, tra regole Clinika e Test Set, superiore al 90%.
Parlando di Appropriatezza prescrittiva, è possibile attraverso Clinika effettuare la sua valutazione direttamente in fase di inserimento della prescrizione da parte del medico?
Si, certamente. Mettendo a punto le opportune connessioni il servizio Clinika/VAP può essere invocato dai software di inserimento delle prescrizioni e produrre un riscontro di appropriatezza che può essere notificato direttamente al medico prescrittore.
È possibile la realizzazione di una soluzione per la notifica ai medici prescrittori delle prescrizioni inappropriate rilevate da Clinika?
Si: anche in questo caso le informazioni relative ai riscontri di qualità e appropriatezza prescrittiva sono registrate dal sistema e possono essere utilizzate per allestire soluzioni di reporting periodico e/o di notifica sulle eventuali inappropriatezze riscontrate.
È possibile rilevare le inappropriatezze relative a prescrizioni di prestazioni di “primo accesso” che in realtà fanno riferimento al trattamento (controlli periodici) di pazienti caratterizzati da una patologia nota o già diagnosticata, classificabili quindi in una sorta di falsi primi accessi?
Si: Clinika/VAP è in grado di identificare eventuali richieste di “Primi Accessi” per le quali, l’analisi del contenuto del Quesito Diagnostico consente di rilevare il fatto che potenzialmente il paziente è già stato esaminato in precedenza e quindi sarebbe da considerare come un “Controllo” e non come un “Primo accesso”.
Come vengono identificati (e cosa sono) i quesiti diagnostici inconsistenti ?
Clinika/VAP qualifica come inconsistenti i quesiti diagnostici (non vuoti) che contengono alcune espressioni generiche tipicamente usate da alcuni prescrittori (come ad esempio “Controllo”, “Accertamenti”, “Su richiesta dello specialista …) ma che nella rimanente porzione di quesito diagnostico non contengono concetti clinici specifici, e che quindi risultano formalmente compilati ma privi di indicazioni sulla motivazione della richiesta.